Granato

La gemma comunemente associata al mese di gennaio è il granato, un minerale usato sin dall’antichità come pietra ornamentale. Sebbene il granato sia disponibile in una ricca gamma cromatica, nell’immaginario collettivo è noto principalmente come pietra dalle sfumature rossastre. Il suo nome, infatti, deriva dal termine granatus, dal latino melograno, frutto i cui semi sono di un bel rosso vivo, molto simile al colore con cui comunemente si presenta questa gemma.

Granato: storia e tradizione

Collana ellenistica in oro, granato e vetro verde, circa II-I secolo a.C. © Sotheby’s

 

Vantando una storia secolare, il granato impreziosiva già le collane dei faraoni egiziani con le quali essi venivano sepolti, in qualità di beni preziosi per la vita oltre la morte.

Nell’antica Roma poi, questo minerale veniva utilizzato per la creazione di anelli aventi il sigillo con i quali venivano chiusi, con l’ausilio della cera, i documenti di rilevante importanza.

Venne utilizzato anche dai Vichinghi per decorare gli ornamenti funerari, in quanto considerato un lume per il cammino dei defunti verso il Walhalla e allo stesso modo, sulle armature dei Crociati, utilizzato in quanto in grado di infondere forza e coraggio in battaglia.

Non solo come prezioso ornamento, il granato è stato utilizzato fin dall’antichità anche come apportatore di benefici, credendo che avesse il potere di curare gli stati d’animo più irrequieti. Durante il Medioevo, infatti, si ricorreva ad esso come metodo antidepressivo, sfruttando i suoi presunti poteri per allontanare gli incubi. Oltre ai benefici emotivi si credeva, inoltre, che il granato apportasse anche miglioramenti fisici; in particolare era utilizzato con lo scopo di alleviare le infiammazioni del corpo.

Pur con il trascorrere dei secoli, questa splendida gemma ha continuato a godere di grande fama. Apprezzata dalle alte cariche del clero, essa veniva considerata simbolo di illuminazione religiosa in quanto in grado, con il suo colore molto simile al rosso del fuoco, di apportare luce divina laddove ci fosse stata tenebra.

Durante il 1500 poi, con la scoperta di nuovi giacimenti nell’Europa centrale e quindi con un implemento della sua disponibilità, ha trovato grandissimo impiego nel mondo dell’oreficeria, giungendo all’apice del successo verso la fine del 1800, durante l’epoca vittoriana; una fama di cui gode tutt’oggi.

Granato: composizione chimica e colorazione

Il granato, in realtà, non è un singolo minerale, ma un gruppo di minerali con numerose specie accomunate dalla struttura cristallina e, in parte, dalla formula chimica. Solo cinque specie, però, hanno rilevanza gemmologica: il piropo, l’almandino e la spessartina appartenenti alla serie della piralspite; la grossularia e l’andradite appartenente alla serie dell’ugrandite, cui appartiene anche l’uvarovite, i cui cristalli, tuttavia, sono spesso di dimensioni troppo piccole per essere impiegati come gemme. In natura un granato non è quasi mai puro, ma tipicamente è una miscela chimica di due o più specie (ad esempio di piropo e almandino), chiamata tecnicamente soluzione solida.

Anche se il granato è spesso associato al colore rosso, il quale nelle sfumature brunastre rappresenta la varietà di colore più diffusa ed economica, esistono rare pietre con colorazioni vivide e luminose che le rendono molto pregiate e ricercate. La spessartina della serie della piralspite, ad esempio, può raramente presentare un colore arancione vivido e luminoso, che viene definito nel commercio come “mandarine garnet”. Sempre appartenente alla serie della piralspite è la rodolite, un cristallo misto di piropo e almandino, di colore rosso-rosa. Nella serie dell’ugrandite troviamo una varietà pregiata di grossularia verde brillante: la tsavorite. Questa gemma rara è stata scoperta nel 1974 in Kenya e spesso fa da controfigura al più pregiato smeraldo per via delle sue sfumature verdi che ne ricordano l’aspetto. Un’altra varietà di grossularia molto ricercata è l’essonite per via dalle sue particolari tinte aranciate che ricordano la cannella. Sempre nella serie dell’ugrandite troviamo il demantoide: varietà di colore da verde a verde smeraldo dell’andradite, la quale è considerata tra le varietà di granato più rare e pregiate, molto ricercata soprattutto dai collezionisti.

Specie appartenenti alla serie della piralspite (piropo, almandino e spessartina) e alla serie dell’ugrandite (grossularia, andradite e uvarovite) del gruppo del granato

Granato: grezzo e proprietà fisiche

I granati cristallizzano nel sistema cubico e i cristalli, quando ben formati, sono caratterizzati da una tipica forma dodecaedrica o trapezoedrica, o una combinazione delle due. Dai cristalli si ricavano gemme con lucentezza da vitrea a resinosa e trasparenza da diafana ad opaca. I cristalli opachi in genere sono tagliati a cabochon, mentre le gemme trasparenti sono sfaccettate secondo diversi stili di taglio e forma. I cristalli possono essere più o meno inclusi e la tipologia di inclusioni varia a seconda della specie e varietà. In generale, tra le inclusioni che tipicamente si rinvengono nel granato troviamo sia cristalli di vari minerali, come apatite e zircone, sia inclusioni aghiformi costituite prevalentemente da rutilo orientate secondo specifiche direzioni cristallografiche del granato, con angoli mutui di 110° e 70°. Quando sono fittamente disseminate in tutta la pietra, queste inclusioni aghiformi possono dar luogo all’effetto ottico dell’asterismo con stella tipicamente a quattro punte, purché la pietra sia tagliata a cabochon. Nel granato demantoide sono diagnostiche le inclusioni fibrose di serpentino (crisotilo) che si irradiano dal centro dlla gemma. Queste inclusioni sono chiamate “a coda di cavallo” per via del fatto che ne ricordano le sembianze.
La durezza del granato è variabile da 6.5 a 7.5 secondo la scala di Mohs. Pur essendo meno duri di diamanti, rubini e zaffiri, i granati trovano largo impiego in gioielleria.

Spessartina su quarzo fumè e feldspato © Fréréric Hède
Inclusioni di apatite all’interno di un granato piropo-almandino. 50X. © Labigem
Inclusioni fibrose di serpentino (crisotilo) all’interno del granato demantoide. 20X. © GIA

Granato: geologia e giacimenti

Il granato, soprattutto nelle sue sfumature brunastre, è un minerale comune e ampiamente diffuso in diverse tipologie di rocce, sia magmatiche che metamorfiche e i giacimenti si trovano in diverse località geografiche. La Boemia (Repubblica ceca) è stata la principale fonte di granati piropo di qualità gemma durante l’epoca vittoriana. Nel XIX secolo i Monti Urali divennero famosi per i loro granati demantoidi verde brillante, molto apprezzati dalla famiglia reale russa e usati dal grande gioielliere Peter Carl Fabergé (1846–1920). Oggi la maggior parte dei granati di qualità gemma viene estratta in Africa. In particolare, dalla Tanzania, Kenya e Madagascar proviene la maggior parte delle tsavoriti che si trovano sul mercato. La Namibia, invece, è rinomata per la sua produzione di granati demantoide e spessartina. Altre importanti località di estrazione del granato sono il Myanmar (ex Birmania), Brasile, Iran, Afghanistan, Pakistan, India e Sri Lanka (ex Ceylon). Anche in Italia vi sono alcune località note per i granati, i quali, tuttavia, rivestono soprattutto un interesse scientifico piuttosto che commerciale. Fra queste si annoverano la zona della Valmalenco (Lombardia) per il demantoide; la Val Colera (SO) e il Passo del Rombo (BZ) per l’almandino; alcune località delle Alpi per la grossularia; l’isola d’Elba per l’andradite.

Caratteristiche gemmologiche del granato

MineraleGruppo del granato
Sistema cristallinoCubico
Durezza (Mohs)6.5 - 7.5
Peso specifico 3.47 - 4.15
Composizione chimica Serie dalla piralspite (Fe,Mg,Mn)Al(SiO4)3

Serie dell'ugrandite Ca(Al,Cr,Fe)(SiO4)3
ColoreDiversa gamma di colori
Indici di rifrazione1.714 - 1.888

Photo Credit immagine in evidenza © Robert Weldon/GIA

 

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